Tempo fa ho letto che lo scrittore libertino Rétif de la Bretonne aveva l’abitudine di incidere sui muri di pietra e gli intonaci dell’Île Saint-Louis, durante le sue passeggiate quotidiane, delle brevi riflessioni o citazioni. Camminando, il ritrovarle lo aiutava a ricordare, e così facendo rese i muri di Parigi un’appendice di sé, in un sontuoso diario personale. “Inscripcions”, le chiamava, con la sua peculiare ortografia. La cosa naturalmente non passava inosservata, e lo scrittore, se sorpreso all’opera, veniva spesso deriso o bersagliato con le pietre. Il tempo recava inoltre i suoi oltraggi, affievolendo la visibilità dei suoi appunti. Fu così che dal 1779 cominciò a trascrivere le sue incisioni su un taccuino, che si trasformò sei anni dopo in un più tradizionale diario quotidiano. D’altro canto, è noto come anche Montaigne riempisse il soffitto del suo studio di frasi e passaggi tratti dalle sue letture.
Che cosa c’entra tutto questo con Fierrabras? Poco o nulla, forse, ma già mostra una delle modalità con cui vorrei che si sviluppasse: la libertà e rapsodicità delle annotazioni. Non certamente un diario personale, ma un luogo in cui accumulare liberamente riflessioni, annotazioni e segnalazioni sull’attualità e sul mondo delle arti e delle lettere. Con meno autoreferenzialità possibile, e con la voglia di condividere le esperienze migliori. Non recensioni dunque, perché manca l’autorità del critico; osservazioni e segnalazioni piuttosto, perché possa magari capitare che qualcuno si incuriosisca, e provi a condividere l’esperienza. Per il resto, si vedrà. Meno parole programmatiche si scrivono, meglio è. Spesso un progetto si chiarisce realizzandolo.
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