Esattamente vent’anni fa è scompariva uno degli scrittori europei da cui chi ama la musica ha più da imparare. La musica era nel suo modo di scrivere, nel suo stile aspro e ipnotizzante; ma non era una musica né facile né rassicurante. A volte emergeva come argomento, come nel romanzo Il soccombente, più spesso rimaneva nelle ondate del suo discorso, un flusso di coscienza fatto di un continuo rimasticare temi in infinite ripetizioni e microvariazioni.
Come tutti i grandi scrittori ha saputo leggere la società da cui era circondato – e a cui ha sempre cercato con violenza di sottrarsi – ben sotto la crosta delle apparenze, e ci racconta quello che le cronache nascondevano, e ancora oggi nascondono. La brutalità di un fascismo radicato e continuamente affiorante, per esempio; o la volgarità del “mondo intellettuale” e di quello artistico. Viene da chiedersi che cosa penserebbe dell’Europa di oggi, e dei suoi intellettuali e artisti. Viene da chiederselo, e non sarebbe neanche difficile rispondersi.
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