“Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
“L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripeté il Piccolo Principe, per ricordarselo.
“È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”.
“È il tempo che ho perduto per la mia rosa…” sussurrò il Piccolo Principe per ricordarselo.
“Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…”
“Io sono responsabile della mia rosa…” ripetè il Piccolo Principe per ricordarselo.
Antoine de Saint-Exupéry
Da un divertente articolo di Tony Perrottet, sul New York Times, dedicato alle tecniche di autopromozione dei grandi scrittori, da Erodoto a Hemingway:
“Gli autori americani cercarono di tenere il passo. È noto che Walt Whitman si scrivesse da solo recensioni anonime che oggi non sfigurerebbero su Amazon: “Un bardo americano, finalmente!”, scrisse con entusiasmo nel 1855, “Grande, orgoglioso, affettuoso, di abitudini libere e virili nel mangiare, nel bere e nel riprodursi, il volto barbuto e bruciato dal sole.” Ma nessuno riuscì a eguagliare la creatività degli europei. Forse la trovata più stupefacente nel mondo delle pubbliche relazioni – quella che dovrebbe ispirare un timore reverenziale tra gli autori di oggi – fu escogitata a Parigi nel 1927 da Georges Simenon, l’autore di origine belga dei romanzi dell’ispettore Maigret. Per 100.000 franchi, il selvaggiamente prolifico Simenon accettò di scrivere un romanzo intero in 72 ore, restando chiuso in una gabbia di vetro collocata fuori dal Moulin Rouge. Il pubblico sarebbe stato invitato a scegliere i personaggi del romanzo, il soggetto e il titolo, mentre Simenon martellava le pagine su una macchina da scrivere. La pubblicità in un giornale annunciò che il risultato sarebbe stato “un romanzo da record: record di velocità, record di resistenza e, osiamo aggiungere, record di talento”. Fu un grande colpo di marketing. Come Pierre Assouline scrive in Simenon: biographie, i giornalisti a Parigi “non parlavano d’altro”. » Read the rest of this entry «